LE ORIGINI DELLA PARROCCHIA DI GATTORNA
 
Gattorna: come cambiò la viabilità del paese nel 1905

Risalire alla data precisa in cui "Gattorna" venne adottato come nome del paese non è stato possibile. Sappiamo però di certo che nel 1619, anno in cui fu stabilita la parrocchia, si chiamava già così con i suoi tredici quartieri di cui conosciamo i nomi: le Moggie, il Fossello, la Sorina, i Musanti, il Raaro, il Follo, la Terzanasca, la Valle Calda, il Margharezzo, l'Isola, la Chiesa vecchia-Case Longhe, il Portaro e la Costa della Chiesa, abitati da 16 famiglie di 80 parrocchiani, aumentati a 135 nel 1727 a 214 nel 1756 e 242 nel 1802.
Nel 1843 le famiglie erano salite a 68 e nel 1847 erano ben 70 e dal censimento molto dettagliato effettuato dal Sac. Giovanni Sacco che fu parroco dal 1842 al 1851 risultano n. 36 famiglie Rosasco, 22 famiglie Basso, 7 famiglie Gattorna e solo una Casagrande, una Gardella oltre al sig. Medicina Luigi ed al parroco stesso. In fondo al censimento si trova inoltre la seguente nota di Don Giovanni Sacco: << In questa parrocchia nel quartiere i Musanti, abita un certo Luigi Oliva fu Bartolomeo esiliato da Genova che non segno nel numero dei parrocchiani perché non conosco come cristiano, non adempiendo il precetto Pasquale e nemmeno portandosi in Parrocchia per ascoltare la S. Messa nei giorni di festa >>.
Così che verso la fine dell'800 più che un paese Gattorna era un gruppo di quartieri sparsi collegati da stradine mulattiere. La maggiore e più trafficata era quella che arrivava dal Piacentino (chiamata Via del sale) che da Torriglia scendeva a Neirone passando dal bivio per la Chiesa (Nicola) e risaliva a Piandeipreti per arrivare a Genova via Cornua.
Intorno al 1870 partiva in cerca di fortuna verso il nord Europa un certo Luigi Basso (Giggi) il quale arrivò in Germania ad Amburgo dove trovò quasi subito lavoro come scaricatore nel porto ed in pochi anni riuscì a fare fortuna fino al punto di entrare nella società portuale come dirigente.
Come la maggior parte dei Gattornesi all'epoca la più grande aspirazione era quella di mettere da parte i soldi guadagnati all'estero per poi metterli a frutto al ritorno in paese, questo nel giro di 20 anni riuscì a Giggi il quale con il capitale messo da parte nel 1903 costruì l'Albergo Moderno (oggi Alzati Lazzaro).
La stessa fortuna non ebbe suo fratello Andrea Basso, il quale dieci anni dopo presa la direzione opposta andò a finire dapprima in Ucraina e successivamente in Moldavia. Di lui si persero le tracce e non se ne seppe più nulla fino al 1999 quando il Prof. Vignoli ritrovò i discendenti di Andrea i quali la fortuna non l'hanno mai conosciuta.
Comunque sia, alcuni degli abitanti di Gattorna riuscirono ad aver fortuna anche restando in Italia, sfruttando la posizione fortunata del paese che, come abbiamo detto prima, era posto ad un crocevia di grande passaggio.
Fu il caso di Benedetto Basso (Benitin) il quale imparata l'arte del gelato iniziò con l'apertura di un bar gelateria (dove oggi c'è il Banco di Chiavari e della Riviera Ligure) e andando a vendere i gelati con un carretto su tutte le feste dei paesi limitrofi. Con i soldi così guadagnati acquistò il terreno per costruire un albergo, mettendosi in concorrenza con l'Albergo Moderno da poco terminato e meta di numerose famiglie genovesi che trascorrevano l'estate "in campagna".
Per migliorare la visibilità del suo nuovo albergo in costruzione, il Basso prese contatto con i dirigenti della viabilità (Azienda Nazionale Autonoma Strade Statali) offrendo loro più di un pranzo. Fu così che ai progettisti della strada Recco Gattorna, che avrebbe dovuto scendere da Uscio, Piandeipreti, Cassanesi fino al ponte della "Stretta" sul lato sinistro e quindi proseguire per poi uscire al bivio per Neirone, venne prospettata l'idea di passare dalla parte destra e costruire il Ponte sul Lavagna che avrebbe fatto comodo anche agli abitanti della frazione dei "Bassi".
Nel 1905 a tempo di record venne costruito il ponte che usciva confinante col terreno di Beneitin il quale l'anno successivo terminò l' "Albergo Alpino di Basso Benedetto".

 

Nell'immagine sopra: il panorama di Gattorna (1905) con il ponte ultimato e l'Albergo di "Beneitin" in costruzione.

Nell'immagine a fianco: la famiglia Rosasco Paolo e Caterina fotografati
a lato del ponte appena costruito (1905).

   
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Il Centenario del culto a N.S. della Guardia (1954)

Nel 1954 vennero organizzati grandi e solenni festeggiamenti in ricordo dei cent'anni dal miracolo con il quale la Madonna della Guardia aveva liberato il paese dalla "peste".

Tutto il paese si mobilitò per rendere omaggio al meglio a tale solennità. Furono addirittura otto i "quartieri" di Gattorna che fecero a gara per organizzare la migliore sparata di fuochi artificiali e mortaretti.

Inoltre per tale ricorrenza la Parrocchia organizzò due Comitati: uno Onorario presieduto dal Sig. Natale Rosasco fu Paolo (nella foto a accanto) e da numerosi altri benefattori e l'altro Effettivo presieduto dal sacerdote di allora Don Luigi Canessa che assieme al segretario Avv. Lorenzo Schiappacasse ed altri parrocchiani era incaricato dei festeggiamenti veri e propri.

Ciliegina sulla torta fu l'inaugurazione della Chiesa ristrutturata internamente con intonaci, affreschi, dorature, ecc. compresa la realizzazione dello stemma di Gattorna. Tali lavori vennero eseguiti grazie alle donazioni di tutti i parrocchiani e dei gattornesi emigrati all'estero.
Per ricordare la generosità di tutti venne creato un Libro d'Oro dei Benefattori.

 

Nelle immagini a sinistra: il libro delle offerte fatte dai parrocchiani per la ristrutturazione degli interni della Chiesa in occasione del Centenario.
Cliccando su ogni pagina è possibile consultare la pubblicazione.
     
Nell'immagine a destra: la processione svoltasi in occasione del Centenario.
   
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Lo stemma di Gattorna

In seguito all'entusiasmo dovuto ai festeggiamenti in onore del centenario della Madonna della Guardia, nel 1954, al fervore di opere (asilo parrocchiale, sede della Croce Rossa, lavori nella Chiesa, campo sportivo) e alla crescita rigogliosa del paese, gli abitanti di Gattorna decisero che fosse cosa buona dotare la Parrocchia di uno stemma.

Il Parroco di allora, Don Luigi Canessa, accettò con entusiamo la proposta tant'è vero che individuò anche il luogo adatto all'interno della Chiesa in cui porre lo stemma: al centro dell'arcata dell'abside.

Dopo aver effettuato numerose ricerche su antichi documenti sulle origini del nome di Gattorna, venne presa la decisione di creare uno stemma ovale diviso orizzontalmente a metà: nella parte superiore la croce di S. Giorgio, in quella inferiore un fulmine che squarcia il sereno e si abbatte con violenza tra due colli dove scorre un torrente; il tutto retto da due angeli con sotto il cartiglio: "Large Tonans".

Si giunse a questa soluzione su suggerimento del parroco stesso che, basandosi su lettere scritte da emigranti che chiamavano il paese "Lagatorna", pensò molto suggestivo "latinizzare" a tal maniera il nome di Gattorna.
Inoltre poco tempo prima un fulmine colpì la Chiesa fermandosi a pochi centimetri dal punto in cui sarebbe stato posto lo stemma, da qui la decisione di porre un fulmine nello stemma stesso.

Da allora questo divenne a tutti gli effetti lo stemma della Parrocchia di Gattorna e, successivamente, di tutto il paese dopo che venne usato per la prima volta al di fuori della Chiesa quando fu ricamato a mano dalla Sig.ra Rosa di Donega sugli scudetti delle 11 magliette della squadra parrocchiale San Giacomo, formata da ragazzi dell’azione cattolica di Gattorna e dei Bassi, che non partecipò a nessun campionato, ma per alcune stagioni effettuò partite amichevoli con le squadre dei paesi limitrofi. Ancora oggi viene usato dai Comitati festeggiamenti, dai negozianti e per abbellire le facciate di alcune abitazioni.

 

A sinistra e sotto lo stemma di Gattorna sorretto da una coppia di angeli posti al centro dell'arco che separa la navata centrale dall'abside della Chiesa di Gattorna.
   
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