Correva l'anno 1854: una data storica per Gattorna
che in quel periodo era un paese composto da 68 famiglie,
per un totale di 457 abitanti, che avevano come unico
sostentamento la terra, colei che nel corso dei millenni
è sempre stata la fonte di sostentamento per
tutti i popoli.
Una data storica quando la fede più che la disperazione,
la volontà più che la rassegnazione, l'amore
più che la tradizione, portarono i nostri antenati
ad eleggere la Madonna della Guardia a Patrona e Protettrice
di Gattorna.
I nostri monti erano allora oggetto di disputa tra
i francesi del generale Massena e gli austriaci; inizialmente
i transalpini dovettero cedere all'avanzata austriaca
e stipularono la momentanea pace con un accordo. I cugini
d'Oltralpe però non si diedero per vinti e nel
giro di un breve lasso di tempo riconquistarono quei
territori che sentivano loro.
E' nel mezzo di queste vicende belliche che l'abitato
gattornino si stava preparando all'arrivo del colera,
anche facendo eseguire le ordinanze sanitarie di allora,
che vietavano i seppellimenti nelle chiese o fuori dalle
parrocchie: in caso di mancanza di cimiteri pubblici
si doveva tumulare i defunti lontano dai centri abitati.
Arrivò silenziosa e non compresa all'inizio,
quella peste che vide mancare nel giro di pochi mesi
molte persone: i primi a morire furono Francesco Rosasco
fu Bartolomeo di anni 56 (13 gennaio 1854 ore 20), seguito
da Teresa De Barbieri di anni 50, moglie di Giovanni
Rosasco fu Luigi (18 gennaio 1854). Ecco le prime vittime
del colera, ma ce ne furono molte altre.
Arrivati ad agosto (sempre del 1854), più precisamente
al 20, le campane suonarono e non di certo a festa:
due anime avevano lasciato questa vita. Erano Giobatta
Rosasco fu Andrea, di anni 52, sposato con cinque bambini
e Giacomo Casagrande di Agostino di anni 11.
Alle prime tenebre di quella stessa notte furono portati
al cimitero e sotterrati dopo essere stati cosparsi
con calce viva. I quattro portatori passarono in canonica
a dichiararne il decesso ed il parroco giustificò
l'affrettata sepoltura con le parole: Il cadavere
è stato sepolto il giorno 20 del mese di agosto
perchè coleroso.
Otto giorni dopo, nella stessa casa di Agostino Casagrande,
moriva un piccino di 7 mesi: Raffaele Roscelli figlio
di ignoti. La peste mieteva con ritmo accelerato le
sue vittime.
Altri morti nei giorni successivi e uno simbolico,
il 29 agosto alle ore 20: fu Antonio De Barbieri di
Tribogna.
Il 29 agosto era anche la ricorrenza della Madonna della
Guardia e i gattornini allora si recavano spesso in
pellegrinaggio sul Monte Figogna: si sentì il
bisogno di legarsi indissolubilmente alla Madonna della
Guardia, mettendosi sotto la sua protezione.
Fu così che la prima domenica di settembre tutto
il popolo gattornino si riunì sul ponte che attraversa
il torrente Neirone, cantando e pregando in attesa,
da Genova, di un quadro raffigurante la Madonna della
Guardia: Un bel quadro pieno di colore e di vita,
un bel quadro che invitava a pregare e a sperare.
E con quel quadro, all'ombra dei suoi stendardi, al
canto delle laudi, Gattorna salì trionfante l'erta
della Costa, alla sua Chiesa. Fu l'inizio di una novena
di preghiera: Madonna della Guardia, salvaci!
Siamo perduti! Se ci salverai ti promettiamo fedeltà.
Ti onoreremo noi ed i nostri figli: Gattorna sarà
tua per sempre!.
I giorni a seguire furono segnati ancora da molte morti
di appestati, ma i gattornini continuarono nella loro
incessante preghiera: l'ultimo giorno della novena era
il 14 settembre. Durante questo giorno morirono le ultime
tre persone: Benedetta Basso, vedova Rosasco, Benedetto
Rosasco e Giacomo Rosasco.
Da quel giorno Gattorna fu ufficialmente liberata dalla
peste e la popolazione ricorda con devozione quel miracolo.
|